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I computer quantistici? Parlano italiano


Mentre il “dibattito” sui media e tra appassionati di tecnologia verte ancora su ChatGPT, soprattutto perché chi scrive spesso sogna di smettere per fare altro, la tecnologia del presente e del futuro è già altrove. Ad esempio, nonostante i pregiudizi di troppi, nelle università italiane. Il nostro paese infatti sta tornando protagonista di quella che molti chiamano già rivoluzione quantistica. E' un futuro vicino a noi, fatto di telecomunicazioni velocissime a prova di bomba (e di hacker), super computer con processori dalle dimensioni micro in grado di mettersi in rete tra loro... e di esperti come Tommaso Calarco, ricercatore italiano 54enne che dopo 15 anni passati all’estero è rientrato in Italia per lavorare all’Università di Bologna. La Commissione Europea ha già finanziato ricerche in quest’ambito per 10 miliardi, un terzo della manovra finanziaria italiana del 2022. E’ una quantità di fondi davvero notevole, che sta crescendo ancora grazie al PNRR. Se capire il funzionamento di un computer quantistico non è così immediato, è molto più facile capire che i finanziamenti sono arrivati subito dopo che proprio il ricercatore italiano ha pubblicato “Quantum Manifesto”. Calarco è infatti davvero una figura di primo piano nel settore. Il suo ritorno dimostra che il nostro paese è già oggi ricco di competenze in questo campo. Non solo: l’iniziativa può contribuire a connettere ancora meglio l’ecosistema di eccellenze della tecnologia. Cosa succederà concretamente? Oltre a formare giovani talenti del settore, il team che ruota intorno a Calarco presto installerà a Bologna uno dei 7 computer quantistici previsti dal programma europeo EuroHPC JU (European High-Performance Computing Joint Undertaking). La città ospiterà quindi un centro di supercalcolo, proprio come già capita a Parigi, in Francia e a Jülich, in Germania. Gli altri super computer saranno collocati ancora in Germania, a Monaco e tra Spagna, Francia, Polonia e Repubblica Ceca. L’opportunità è ghiotta, ma come sempre il diavolo sta nei dettagli… e nel coordinamento. L’Italia per questo progetto dovrà far crescere, oltre che quelle dell’UniBO, anche le competenze del CNR, dell’INFN (l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). A questo scopo a breve nascerà la Società italiana di Tecnologia quantistica.

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