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Le parolacce di Alessandro Barbero


La nostra epoca è spesso triste. La maggioranza di noi, in quasi tutte le situazioni, grazie ad un’occhiata su Google e/o Wikipedia (quando va bene), si sente così esperto da poter commentare sul tema come se lo praticasse da anni. Siamo tutti opinionisti da salotto tv, da social. A volte però, per fortuna, c’è speranza. Come chiamare diversamente il culto che tanti hanno per Alessandro Barbero, mitologico professore di Storia all’Università dall’altrettanto mitico Piemonte Orientale (che poi sarebbe Alessandria, Novara e Vercelli)? Barbero è uno storico vero, di quelli che logicamente odiano i superficiali ragionamenti sull’oggi di noi giornalisti & uffici stampa, di tutti noi, quando diventiamo semplici operai delle parole e del pensiero. Lui, beato lui, ha la Storia su cui riflettere. La storia è finita. Si sa già come è andata a finire, non ci resta che mettere in fila gli eventi, cosa spesso difficile. Se Barbero ci racconta Dante, ci dice prima di tutto che pure su di lui, già considerato un genio quand’era vivo, sappiamo pochissimo. Figurati su tutto il resto. Fare lo storico, soprattutto lo storico del Medioevo, è arrangiarsi col pochissimo che sappiamo, perché qualcuno ce l’ha scritto, e quello che non sappiamo, ovvero quasi tutto. “Dante”, saggio che il prof. ha dedicato al Sommo Poeta, è tosto. E’ pieno di note. Come “Lepanto. La battaglia dei tre imperi”. Perché Sandro (noi vassalli di Barbero sappiamo che i suoi amici e colleghi lo chiamano così) è puntiglioso. Come tutti quelli arrivati al successo assoluto senza cercarlo, ma per puro, cristallino talento, non cerca il consenso sempre. Il suo recente romanzo corale “Brick for Stone”, fa di tutto per essere un libro difficile da seguire, è pure pieno di sesso (tra gay!) e parolacce, quelle che nel Medioevo dicevano spesso senza vergogna. Eppure, grazie ad un finale da maestro, commuove. Non è sbagliato, paragonare Barbero ad un altro genio della parola scritta, meno divulgatore ma altrettanto a bacchettarci per i nostri tristi costumi, ovvero, ovviamente, Umberto Eco. Ma se Eco ci dava, giustamente, degli imbecilli perché parliamo leggiadri sul web & ovunque, Barbero ci spiega le cose .Invece di leggere inutili manuali di public speaking, marketing, pubblicità, social (...), non c’è che da seguire ogni sua singola conferenza. Spesso parla delle stesse cose, sempre in modo diverso. Alla terza volta le capisce anche chi scrive qui, per cui c’è speranza per tutti.

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